
Il poeta Franco Loi ci ha lasciato ieri. Per tutti un grande poeta, per noi di Galdus un amico, un Maestro, un
grande uomo e Presidente del nostro Premio letterario. Ci considerava la “sua scuola”, come tante volte ci
ha detto.
Un giorno venne in classe in prima orafi: era appena mancato un compagno. Così Franco decise di cambiare
il programma della giornata. Raccontò ai ragazzi l’epopea di Gilgamesh che parla di un giovane a cui è
appena morto il migliore amico e va a caccia del fiore dell’immortalità perché non vuole soffrire. E aggiunse
che “la letteratura è l’urlo dell’uomo che ha desiderio di infinito. Un urlo che i ragazzi non dovevano
soffocare o anestetizzare, ma attraversare certi che ci fosse altro oltre”.
Era molto goloso: spesso andavamo a trovarlo coi ragazzi di pasticceria che gli preparavano e gli offrivano i
loro dolci. Eravamo tutti lì, a casa sua. Partiva dalle loro domande e curiosità e poi parlava della vita.
A lui abbiamo deciso di intitolare l’Auditorium della nostra scuola, in cui tante volte ha animato i giovedì
mattina di incontri con gli autori.
Addio Franco. La “tua scuola”